Antonello Di Gennaro
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Forme Arcaiche nel di-segno del tufo a Matera

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Venerdì 8 novembre 2019 alle ore 18.30 all’Anteo Palazzo del Cinema di Milano in piazza XXV Aprile è in programma l’inaugurazione della mostra d’arte
Forme arcaiche nel di-segno del tufo a Matera
con sculture di Franco Di Pede e 25 fotografie in bianco e nero di Antonello Di Gennaro.



La mostra si compone di cinque sezioni: cultura, lavoro, pesi, cibo, argenti.
Per Grazia Chiesa: “Le sculture che danno il titolo all’esposizione sono realizzate nel luminoso tufo locale che caratterizza le costruzioni antiche e moderne della città eletta Capitale Europea della Cultura 2019”.
E’ nel tufo, in questa pietra singolare che si lascia docilmente plasmare sia dalla mano dell’uomo sia dall’azione incessante del tempo, che ha avuto origine e si è sedimentata la storia sociale, civile e culturale della città di Matera.
E’ nel tufo, in questa roccia calcarenitica di color bianco-giallastro quasi pallido, che si trova e ancora oggi batte il cuore dell’intera città. Senza il tufo non ci sarebbero stati i Sassi, non ci sarebbero stati i palazzi nobiliari del cosiddetto “piano”, non ci sarebbero state le innumerevoli chiese rupestri che punteggiano tutto il territorio materano, il romanico-pugliese della Cattedrale né tutta la architettura religiosa sei-settecentesca che ancora oggi impreziosisce la città.
Come artista Franco Di Pede è sempre stato fortemente attratto da questo materiale facilmente modellabile (sino al punto di aver scelto di andare ad abitare in una cava abbandonata); come operatore culturale è sempre stato animato dal desiderio di diffondere la storia della comunità in cui ènato, una storia per certi versi unica al mondo, tutta effigiata in una pietra particolare.
Le fotografie di Antonello Di Gennaro, rigorose e minimaliste, riflettono una geometria di forme, espressione di chiarificazione e misurazione dello spazio attraverso la ricerca dell’ordine e dell’equilibrio materializzata nel netto bianco e nero che genera una sospensione poetica del tutto inaspettata.La mostra sarà inaugurata venerdì 8 novembre alle ore 18.30 e sarà visitabile, con ingresso libero.

Mostra Novello Finotti - Scultore

Presentato Catalogo Fotografico Mostra
relativa allo scultore Novello Finotti
presso il complesso delle Chiese Rupestri di Matera
"San Nicola dei Greci e Madonna delle Virtù"
organizzato dal Circolo Culturale "La Scaletta"
30° edizione - giugno / ottobre 2017

La personale di Novello Finotti, mite scultore di lunga storia (Verona 1939). E già: era il 1987, quando la memorabile personale di Fausto Melotti aprì un percorso, intrapreso dall’animoso Circolo La Scaletta, che ha richiamato l’attenzione della cultura e dei media nazionali, e conferito importante impulso alla nuova identità materana. Di quella storia fu tra i protagonisti alle origini Raffaello de Ruggieri , ora sindaco della città che si appresta a celebrare nell’ormai prossimo 2019 la designazione a capitale europea della cultura.
Finotti, artista che ha al suo attivo partecipazioni alle Biennali di Venezia del 1966 e del 1984, diverse presenze internazionali (specie fra Giappone e Corea) e committenze pubbliche in ambito religioso (fra cui la basilica di Santa Giustina a Padova). Alcune sculture sui terrazzamenti estremi delle chiese rupestri rinviano alla sua emersione nei Sessanta, quando parte della scultura italiana tentava di sfuggire alla doppia tenaglia dell’informale prima e della pop art dopo, inventandosi diverse modalità di “nuova figurazione” inclini al compromesso con la risorgente fortuna del surrealismo. Ecco quindi la sfilata dei piedi mozzati in bronzo nero con successione decrescente, fra dinamismi alla Balla e simbolismi con titolo giacomettiano (“Il cammino dell’uomo”, 1968-69). Tema che rimbalza nella struttura geometrizzante della vicina “Macchina del tempo”. Insieme a due altre sculture di sentore totemico , testimoniano di quella fase iniziale, dove però già si affaccia l’attitudine ad inserzioni animistiche.
E’ il passaggio ad una immaginazione fondata sul gioco delle metamorfosi fra persone, animali e persino vegetali, quello che connota i tempi successivi della scultura di Finotti. Con statue che si avvalgono della naturale fascinazione delle pietre e cavità antiche per ottenere intensità allucinatoria. Ma la novità linguistica (dopo una salita nel 1977 al Partenone, pare) sta nell’innamoramento dell’artista per il marmo e le pietre pregiate , connesso al richiamo al classicismo. Si svolge così un complicato dialogo fra la ricerca “moderna” di valori emotivi e la formalizzazione simbolica. Dall’aspro omaggio all’amatissimo – per lui - Van Gogh del 2005, replicato nel 2017 (una sedia in bronzo col famoso orecchio mozzato), altri omaggi intelligenti a Kafka 1972 e Italo Svevo 1988, si finisce nel 2014 con l’omaggio sentimental-turistico alla concittadina Giulietta (una stele su cui scende una treccia dorata).
Fra gli oscillanti estremi si dispiega una serie di sculture in candori levigati di marmo di Carrara che celebrano incroci onirici fra ideali di bellezza e turbamenti vitalistici, con accenti anche su l’ironico e l’erotico (vedi “Prego non fatemi il solletico” del 1989-90) e spiritualismi orientali (“Un rituale per la figlia del kamikaze” 1984). Serie di cui è anticipo in mostra, e anche culmine, un vasto “Omaggio a Shakespeare” - installazione con postmoderna frammentazione di 22 elementi. Un’altra serie “nera” (con marmi del Belgio e bronzi anneriti) che domina la cripta intermedia rinvia ad iconismi-simbolismi egizi (“Anubi” come levriero, il “grande Cobra”, “Mantide”).
Fra le varie escursioni metamorfiche, si esalta la Donna Tartaruga del 2011, posata en plein air sul belvedere: una mossa distesa plastica che sembra il carapace di una tartaruga appunto, da cui spuntano non zampe ma piedi umani. Come umano, e femminile, si rivela il dorso. Dunque corpo di una donna che si china a proteggere o cullare una creatura non visibile, sintesi sensibile di un mondo d’artista conteso tra esercizio estetico e ricerca di senso e di sentimento.
PIETRO MARINO
• La mostra “Finotti – Dalle profondità del tempo” inaugurata il 30 giugno 2017 a Matera, nelle chiese rupestri Madonna delle Virtù e San Nicola dei Greci. Resterà aperta sino al 5 novembre 2017. Catalogo a cura di Beatrice Buscaroli, ed. Giuseppe Barile.

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