Antonello Di Gennaro
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GIORNATA DELLA FOTOGRAFIA

TARANTO - 26 NOVEMBRE 2017
Presso Lizzano (Ta) - Masseria Belvedere

Una giornata dedicata alla fotografia di reportage come linguaggio visuale contemporaneo.
I tre professionisti della fotografia hanno impegnato circa 90 fotografi amanti dell'arte fotografica per l'intera giornata:
Manoocher Deghati ha presentato il lavoro: Quando eravamo arabi (pubblicato da National Geographic)
Antonello Di Gennaro ha presentato il lavoro : Il sisma nel centro d'Italia un anno dopo
Carla Cantore ha presentato il lavoro: Cosa è cambiato? nella città di Matera (pubblicato su Il Fotografo)

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Ezio, il guardiano delle macerie di Nottoria (Norcia)

Immagini e testo di Antonello Di Gennaro. A Nottoria, frazione di Norcia, fra il 16 e il 22 agosto 2017
Non ci sono più abitanti a Nottoria, frazione di Norcia devastata dal terremoto del 30 ottobre 2016. L’unico rimasto a custodire le macerie è un ex pastore ora pensionato di 65 anni, Ezio. Sposato, la moglie vive attualmente in un albergo vicino Perugia e ritornerà con la figlia non appena pronta la nuova “sistemazione”.
Abita in due roulotte, vicino alla “Pianta”, come la chiama lui, una maestosa quercia di 750 anni. Non importa che non ci viva più: Ezio non vuole saperne di allontanarsi dalla sua vecchia casa, lesionata e pericolante, con gravi lesioni strutturali. Neppure i carabinieri sono riusciti a evacuarlo. La tenacia e l’attaccamento alla sua terra lo hanno reso unico, ed è riuscito a ottenere l’edificazione di una casetta, di 60 metri quadrati per il suo nucleo familiare ed altre due per altrettante famiglie, nel luogo dove le roulotte sono state parcheggiate dopo il 30 Ottobre 2016. Finché a ad agosto le due roulottes sono state spostate per far posto alle ruspe per l’effettivo inizio del cantiere.
In compagnia di una bottiglia di vino e di Fabrizio, una capra, passa le sue giornate nei ricordi di un tempo passato, immerso nelle immagini della madre e del padre, pastore come lui, morto a 90 anni. Si aggira tra le rovine del suo amato ed antico borgo, come una sorta di custode di una memoria ridotta in frantumi.
Alcuni mesi fa, rischiando la propria vita, racconta, ha tentato invano di fermare alcuni malviventi durante il furto di un antico quadro da una delle due chiesette squarciate dal sisma.. Oggi aspetta con ansia il momento dell’arrivo della nuova casa per ritrovare l’unione con la sua famiglia. Il dolore, la sofferenza, il terrore della terra che non smette di tremare lo hanno reso fragile e il pianto scorre facile sul suo volto scavato dal sole mentre mi accompagna fra le rovine di Nottoria.

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Mostra Novello Finotti - Scultore

Presentato Catalogo Fotografico Mostra
relativa allo scultore Novello Finotti
presso il complesso delle Chiese Rupestri di Matera
"San Nicola dei Greci e Madonna delle Virtù"
organizzato dal Circolo Culturale "La Scaletta"
30° edizione - giugno / ottobre 2017

La personale di Novello Finotti, mite scultore di lunga storia (Verona 1939). E già: era il 1987, quando la memorabile personale di Fausto Melotti aprì un percorso, intrapreso dall’animoso Circolo La Scaletta, che ha richiamato l’attenzione della cultura e dei media nazionali, e conferito importante impulso alla nuova identità materana. Di quella storia fu tra i protagonisti alle origini Raffaello de Ruggieri , ora sindaco della città che si appresta a celebrare nell’ormai prossimo 2019 la designazione a capitale europea della cultura.
Finotti, artista che ha al suo attivo partecipazioni alle Biennali di Venezia del 1966 e del 1984, diverse presenze internazionali (specie fra Giappone e Corea) e committenze pubbliche in ambito religioso (fra cui la basilica di Santa Giustina a Padova). Alcune sculture sui terrazzamenti estremi delle chiese rupestri rinviano alla sua emersione nei Sessanta, quando parte della scultura italiana tentava di sfuggire alla doppia tenaglia dell’informale prima e della pop art dopo, inventandosi diverse modalità di “nuova figurazione” inclini al compromesso con la risorgente fortuna del surrealismo. Ecco quindi la sfilata dei piedi mozzati in bronzo nero con successione decrescente, fra dinamismi alla Balla e simbolismi con titolo giacomettiano (“Il cammino dell’uomo”, 1968-69). Tema che rimbalza nella struttura geometrizzante della vicina “Macchina del tempo”. Insieme a due altre sculture di sentore totemico , testimoniano di quella fase iniziale, dove però già si affaccia l’attitudine ad inserzioni animistiche.
E’ il passaggio ad una immaginazione fondata sul gioco delle metamorfosi fra persone, animali e persino vegetali, quello che connota i tempi successivi della scultura di Finotti. Con statue che si avvalgono della naturale fascinazione delle pietre e cavità antiche per ottenere intensità allucinatoria. Ma la novità linguistica (dopo una salita nel 1977 al Partenone, pare) sta nell’innamoramento dell’artista per il marmo e le pietre pregiate , connesso al richiamo al classicismo. Si svolge così un complicato dialogo fra la ricerca “moderna” di valori emotivi e la formalizzazione simbolica. Dall’aspro omaggio all’amatissimo – per lui - Van Gogh del 2005, replicato nel 2017 (una sedia in bronzo col famoso orecchio mozzato), altri omaggi intelligenti a Kafka 1972 e Italo Svevo 1988, si finisce nel 2014 con l’omaggio sentimental-turistico alla concittadina Giulietta (una stele su cui scende una treccia dorata).
Fra gli oscillanti estremi si dispiega una serie di sculture in candori levigati di marmo di Carrara che celebrano incroci onirici fra ideali di bellezza e turbamenti vitalistici, con accenti anche su l’ironico e l’erotico (vedi “Prego non fatemi il solletico” del 1989-90) e spiritualismi orientali (“Un rituale per la figlia del kamikaze” 1984). Serie di cui è anticipo in mostra, e anche culmine, un vasto “Omaggio a Shakespeare” - installazione con postmoderna frammentazione di 22 elementi. Un’altra serie “nera” (con marmi del Belgio e bronzi anneriti) che domina la cripta intermedia rinvia ad iconismi-simbolismi egizi (“Anubi” come levriero, il “grande Cobra”, “Mantide”).
Fra le varie escursioni metamorfiche, si esalta la Donna Tartaruga del 2011, posata en plein air sul belvedere: una mossa distesa plastica che sembra il carapace di una tartaruga appunto, da cui spuntano non zampe ma piedi umani. Come umano, e femminile, si rivela il dorso. Dunque corpo di una donna che si china a proteggere o cullare una creatura non visibile, sintesi sensibile di un mondo d’artista conteso tra esercizio estetico e ricerca di senso e di sentimento.
PIETRO MARINO
• La mostra “Finotti – Dalle profondità del tempo” inaugurata il 30 giugno 2017 a Matera, nelle chiese rupestri Madonna delle Virtù e San Nicola dei Greci. Resterà aperta sino al 5 novembre 2017. Catalogo a cura di Beatrice Buscaroli, ed. Giuseppe Barile.

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