A Dante 700 anni
A Dante Alighieri
Il 700° anniversario della morte del sommo poeta Dante Alighieri, autore della Divina Commedia e padre della lingua italiana, ha sollecitato la realizzazione di importanti manifestazioni culturali.
Fra queste iniziative si inserisce l’impegno artistico di Franco Di Pede espresso con la produzione di tre distinti collage su carta, 29 x 21 cm, ispirati alle prime terzine del primo libro di ciascuna cantica ed influenzati dal vissuto dell’autore oltre che dalle suggestioni proveniente dall'ambiente nel quale opera.
L'habitat rupestre di Matera, le chiese, le cave di tufo, i Sassi, la storia più o meno recente della città sono ricchi di immagini, segni, luoghi, personaggi che richiamano e rimandano all'opera di Dante.
Si pensi, ad esempio, alla Cattedrale, ultimata nel 1270, il cui valore storico ed architettonico è innegabile, per i numerosi elementi che si collegano stilisticamente alle tante cattedrali romaniche sorte in Europa dopo il Mille ed in cui si conserva il singolare affresco del Giudizio universale, una delle rare rappresentazioni del Purgatorio che riflette un preciso riferimento della Commedia.
Per non tacere dell'episodio che il Sommo Poeta avrebbe riportato in una lettera inviata a Fra Ilario, a sua volta girata a Uguccione della Faggiola, nella quale comunicava di aver trascorso un periodo di riposo presso l’eremo di S. Croce del Corvo in Lunigiana che, in quella epoca, apparteneva ai Monaci Pulsanesi, ordine istituito da San Giovanni da Matera (1070 – 1139).
Non tutti rammentano, inoltre, che nel 1965, il Sommo Poeta fu ricordato a Matera per i 700 anni dalla sua nascita con la sistemazione, in una zona centrale della città, di un’antica colonna sormontata da una statua della Madonna, l’Immacolata, alla cui base sono stati incisi alcuni versi della Commedia.
Del resto, lo stesso scenario dei Sassi ha da sempre suscitato, specie nei visitatori occasionali, spontanei accostamenti visivi alla Commedia dantesca. Le due vallette dei Sassi presentavano, secondo Carlo Levi, la stessa conformazione dell’Inferno dantesco per avere una struttura simile ad un imbuto rovesciato.
E proprio dai Sassi provengono ancora ricordi e suggestioni forse più immediati, come la denominazione di alcune contrade materane che risulta identica ai titoli delle cantiche della Commedia.
L’Inferno (unfrn), contrada ubicata in via Fiorentini, nel Sasso Barisano, che pure non risulta citata nella toponomastica cittadina. La denominazione quanto mai appropriata ed opportuna indicò un comprensorio di abitazioni ipogee scavate nella roccia che, pur abitate, manifestavano un profondo degrado causato dall’assenza delle più elementari comodità. Queste le abitazioni visitate dal Presidente del Consiglio, Alcide De Gasperi, durante la sua visita a Matera nel luglio del 1950, che suscitarono un profondo sconcerto per le condizioni disumane degli abitanti.
La contrada del Purgatorio (priater), qualificata con l’aggettivo “vecchio”, è tuttora compresa nella toponomastica. La sua ubicazione coincide con quella zona del Sasso Caveoso non lontana dal masso dell’Idris. La denominazione indicò la presenza di una chiesa successivamente profanata e sostituita da un’altra omonima, eretta sul Piano. Secondo la tradizione, l’antica chiesa fu la dimora della famiglia di San Giovanni da Matera.
Il Paradiso (paravs), contrada riportata nella toponomastica, è ubicata nella zona sottostante il Sedile e la via che porta alla Cattedrale, forse così denominata per le gradevoli condizioni di cui beneficiavano i residenti. In seguito alla ristrutturazione di un edificio lì presente, furono rintracciati i resti di un frantoio e di una cantina, e scoperte le vestigia di un’antica cappella dedicata a San Giorgio e di un’altra della Madonna delle Grazie. Nella stessa contrada osserviamo diversi palazzi, dimore di famiglie borghesi.
Tornando all'omaggio di Franco Di Pede, l'artista dialoga con elementi visivi e compositivi dei tre collage, realizzati secondo il canone bidimensionale della pittura medievale, volutamente scelto per richiamarne l’estetica.
“Nel mezzo del cammin di nostra vita / mi ritrovai per una selva oscura, /ché la diritta era smarrita”
L’Inferno è stato rappresentato con i tre archi desunti dalla chiesa rupestre di Cristo la Selva, circondata da un’abbondante vegetazione. Le tonalità cupe del materiale utilizzato confermano il dolore vissuto nell’Inferno, mentre la successione degli archi privi di prospettiva, frequenti nell’arte medievale, si incontra con frequenza tra le abitazioni dei Sassi.
“Per correre migliore acque alza le vele / ormai la navicella del mio ingegno / che lascia dietro a sé mar si crudele”
Il Purgatorio è il luogo dell’espiazione dei peccati mediante pene paragonabili alla condizione travagliata di coloro che sono impegnati nell’estrazione dei tufi. Alla parete di una cava di tufo solcata dalle incisioni dei cavatori sono accostati due triangoli, il più grande raffigura il profilo del Purgatorio, l’altro, la vela, metafora del dinamismo e speranza di una vita beata.
“La gloria di colui che tutto muove / per l’universo penetra e risplende in una parte più e meno altrove”
Il Paradiso ha pieno riferimento al vicinato dei Sassi, dai quali proviene la scalinata, allegoria dell’ascesi, e ad un‘abitazione dotata di un uscio “aperto alla Paola di Dio”, i cui battenti risultano divisi da una linea dorata, evidente allusione alla luce del Paradiso. Una finestra, al di sopra della porta “serrata”, contiene un cerchio (ostia), simbolo di Cristo e un triangolo, la Trinità. Simboli che indicano la conclusione del viaggio nel mondo metafisico da parte del Sommo Poeta.
SALVATORE LONGO