ART
Fotografare l'arte nell'arte
Fotografare le opere d’arte risulta sempre impegnativo anche se costituisce un filone consolidato della storia della fotografia che ha le sue radici sin dalle origini della stessa, quando per esempio già nell’Ottocento in Italia uno studio importante come quello dei fiorentini Fratelli Alinari realizzava fotografie che documentavano le opere d’arte fino a quegli anni riprodotte soltanto attraverso disegni o incisioni.
Nel corso del Novecento la pratica si è allargata a un uso anche personale da parte di molti fotografi, alcuni dei quali, attraverso una lettura molto personalizzata delle opere d’arte, hanno caratterizzato decisamente il loro lavoro tanto da determinare una più attenta fruizione dell’opera d’arte da parte degli spettatori. Penso alla sequenza in cui Ugo Mulas fotografa Lucio Fontana mentre esegue uno dei suoi tagli sulla tela: la fotografia descrive bene il gesto in perfetta sintonia con la concettualità dello stesso.
Antonello Di Gennaro (Matera, 1961), fotografo eclettico che spazia dalla ricerca antropologico-sociale al paesaggio, ha realizzato nei suoi 30 anni di attività professionale progetti editoriali su eventi espositivi di opere scultoree esposte in luoghi fortemente caratterizzati nella sua bellissima città, Matera: si tratta importanti complessi architettonici, come quello di San Nicola dei Greci e della Madonna della Virtù, composto da due chiese rupestri, sovrastanti, facenti parte dei mitici Sassi.
Le fotografie in questione, a colori, attraverso un accurato uso della luce e del punto di vista, mettono in evidenza non soltanto la bellezza strutturale dei manufatti artistici, ma anche il contesto così importante che li ospita. Quella di non isolare completamente l’opera d’arte da fotografare comporta ancor più rischi perché la suggestione di un luogo di incantamento può interferire pesantemente sulla lettura dell’opera.
Di Gennaro riesce a conciliare le due esigenze con un lavoro partecipe e discreto in cui la luce modella le opere e lo sfondo, pur importante, non le prevarica. Come dichiara lo stesso fotografo: «Ho voluto cercare atmosfere quasi surreali, tentando di cogliere le sensazioni e l’anima degli autori, per creare un luogo sospeso tra il passato e il presente, inibendo ed estraendolo dal contesto del reale».
[ Pio Tarantini ]
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