Sisma - Campi
Tornare nel mese di agosto ad un anno dall' evento sismico fa percepire con crescente consapevolezza i danni del terremoto, ma soprattutto i ritardi della ricostruzione, con la popolazione forte, resiliente, ma duramente provata da una situazione che sembra non sbloccarsi. C’è la consapevolezza di essere stati colpiti da una calamità naturale di portata eccezionale (Norcia e Amatrice si trovano sulla medesima faglia e, con cadenza quasi regolare di 150 anni, si verificano terremoti di questo tipo). Stiamo parlando di un sisma certificato a 6.5: la misurazione, però, è una media del valore sprigionato nel corso della scossa, quindi vuol dire che i picchi distruttivi raggiunti in alcuni punti sono stati molto più alti del valore comunicato. Chi era per strada o nei campi durante il terremoto di ottobre dice di aver visto la terra muoversi come se fosse la superficie ondulata del mare. A disorientare, adesso, sono le viscosità delle pastoie burocratiche: pratiche accumulate, cantieri fermi, mancate autorizzazioni per mettere in sicurezza e recuperare il salvabile, alcuni vincoli di difficile comprensione, la mancanza cronica di personale… Norcia, 5mila abitanti fino al 2016, in questi tre anni ha perso una media di 500 residenti all’anno. Mentre nel periodo estivo le presenze si attestavano – escluse le frazioni limitrofe – intorno alle 20mila persone. Una vivacità persa. In una zona unica dal punto di vista paesaggistico, culla della cultura e della religiosità mondiale, ricca di produzioni agroalimentari di eccellenza. Si ipotizzano almeno 30 anni per la ricostruzione. L’aiuto della Caritas è una testimonianza di impegno e di vicinanza della diocesi di Como a popolazioni messe così duramente alla prova e così dignitose nel recupero, nel quotidiano, nel lavoro, nello studio, di una propria normalità.